La Fondazione Adolfo Pini annuncia i tre finalisti della prima edizione del “Pini Art Prize”, scelti dalla giuria, quest’anno composta da Valentino Catricalà, Marco Meneguzzo, Adrian Paci, Roberta Tenconi e Mirjam Varadinis, tra una rosa di quindici nomi proposta dal team di selezionatrici: Lucrezia Calabrò Visconti, Virginia Lupo e Alessia Romano.
Il “Pini Art Prize”, con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Comune di Milano, è nato con l’intento di promuovere e sostenere i giovani artisti, come previsto dallo statuto che riflette lo spirito di mecenatismo di Renzo Bongiovanni Radice e Adolfo Pini. Il premio biennale, aperto ad ogni forma di espressione artistica afferente al settore dell’arte contemporanea, valorizza e onora l’opera di artisti Under 35 domiciliati in Italia. La giuria del “Pini Art Prize”, che si rinnova a ogni edizione, è composta da cinque membri: due interni e tre esterni. I membri esterni sono scelti, in ambito nazionale e internazionale, tra artisti, critici, collezionisti, galleristi, direttori di musei e istituzioni culturali.
I tre giovani finalisti avranno l’occasione di esporre i loro progetti alla Fondazione Adolfo Pini, con una rassegna curata da Marco Meneguzzo e in occasione dell’inaugurazione la giuria del “Pini Art Prize” decreterà il vincitore, che riceverà un premio in denaro del valore di 10mila euro.
La prima dei tre finalisti è Ambra Castagnetti, 28 anni, di Genova, che vive e lavora a Milano. Si laurea in antropologia a Bologna e in Arti Visive alla “Naba” con un cortometraggio curato da Adrian Paci. Tra i progetti più recenti: Palazzo Monti (Brescia, 2021); Manifattura Tabacchi (Firenze, 2021); Atelier di Modigliani (Parigi, 2021). Viene selezionata per la “Biennale College” della Biennale di Venezia 2022 curata da Cecilia Alemani. Nel 2021 inaugura la sua mostra personale alla Galleria Rolando Anselmi (Roma).
Attraverso la scultura, il video, l’installazione e la performance l’artista crea dei mondi possibili all’interno dei quali il vivente è libero di o costretto a muoversi, sfidando le variabili delle circostanze. Il suo lavoro riflette sulla nozione di corpo, inteso come corpo individuale, politico, animale, vegetale, e sulla sua capacità di trasformare se stesso e l’ambiente che lo circonda al fine di attuare una liberazione attraverso la consapevolezza.
La seconda finalista è Gaia De Megni, 28 anni, di Santa Margherita Ligure, che vive e lavora a Milano. Consegue la laurea magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali alla “Naba” di Milano. Le mostre e i progetti recenti includono: Il mito dell’eroe (San Bruzio e Tagliata Etrusca), Hypermaremma 2021 (Maremma Toscana, 2021); The Wild State, Ars Electronica Festival (Linz, 2020); Propaganda, Museo del Novecento (Milano, 2019). Vincitrice del premio Arte Accademia del “Ducato prize” (2019) e il premio “Lydia” (2019).
Il lavoro di Gaia De Megni analizza l’immaginario collettivo e le sue rappresentazioni attraverso alcune strutture preesistenti, come l’archivio cinematografico, il mito e l’archivio digitale. Attivando un processo di frammentazioni, l’intento è quello di generare una suddivisione in livelli d’interpretazione soffermandosi sull’unicità di ognuno di essi. De Megni rielabora il concetto di display rendendo protagonista la regia dell’occhio di chi guarda, dove il pensiero trova respiro lontano dal canone e dalla nomenclatura
La terza finalista è Eleonora Luccarini, 28 anni, di Bologna, che vive e lavora tra Bologna e Amsterdam. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’Università “Iuav” di Venezia e il “Sandberg Institute”. Espone presso Manifattura Tabacchi (Firenze, 2021), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino, 2021), MACRO – Museo D’Arte Contemporanea (Roma, 2021). Partecipa al progetto di residenza Nuovo Forno del Pane presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2021).
La ricerca artistica di Eleonora Luccarini (Bologna, 1993) è multidisciplinare e incentrata sulle possibilità performative del linguaggio, considerato uno strumento di rivoluzione e trasformazione attraverso l’uso di finzione, ambiguità e potenzialità. Ponendo la scrittura in costante interazione con altri media, quali performance, video, animazione e scultura, la sua pratica interroga il rapporto tra parola, immagine e corpo, riflettendo le possibilità di sovversione di norme sociali e codici culturali, legate alla performatività del sé.
Il premio è aperto ad ogni forma di linguaggio dell’arte contemporanea tra video, fotografia, pittura, installazioni, performances, scultura, è concepito esclusivamente su invito. La rosa di concorrenti, presentata alla giuria del “Pini Art Prize”, è frutto di una lunga, attenta e vasta selezione realizzata sul territorio da tre selezionatori di età inferiore ai 35 anni.